Palacinke (Croazia)

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Palacinke (Croazia)

Messaggioda titti » 26 nov 2006, 13:33

Palacinke
Creps croate sono buonissime da provare!!!

Ingredienti :
  • 100 g di farina
  • 1 uovo
  • 2 dl di latte
  • sale
  • burro
Preparazione :
In una terrina sbattere l’uovo assieme ad una presina di sale. In un altro recipiente diluire la farina con il latte e ottenere un composto abbastanza fluido. Unire poi i due preparati e mescolarli bene. Dopo aver lasciato riposare il composto per trenta minuti in luogo tiepido, ungere una padella con poco burro e poi scaldarla. Versare quindi la pastella che deve distribuirsi sul fondo rimanendo però sottilissima. Dorare le palacinke su ambo i lati e poi farcirle a piacere (marmellata, cioccolato, ecc.). E per ultimo, prima di servirle, piegarle a triangolo, a fagottino od a rotolo.
titti
 
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Messaggioda titti » 26 nov 2006, 16:51

Palatschinken, palacsinta, palacinka, placînta

Palacinche (Trieste, Gorizia, Istria), Palacinke croate, derivanti dalle Palatschinken austriache o forse ungheresi. Palacinche, nome che ha fatto un giro etimologico particolare. Dal latino "placenta", che vuol dire frittata, il nome è passato nel Medioevo in Romania, da lì, subendo deformazioni, in Ungheria, per infine tornate in Italia dopo ulteriori deformazioni passando per l'Austria (palatschinken).
Si chiamava "plakoùnta" in greco o "placenta" in latino. Diffusa in tutto il mondo allora conosciuto, la fama della "palacinca" si è conservata e rielaborata in Romania (placînta), Ungheria (palacsinta), ex Yugoslavia (palacinka) e in Austria (palatschinke).
La palacinca, crespella dolce, ma anche salata, sempre presente nei menu del Carso, del Collio e nelle vicine cucine slovena ed austriaca, è emblematica per la sua origine, che si perde nella notte dei tempi, e per la sua diffusione ed evoluzione. Le prime notizie certe su questo dolce ci giungono da lapidarie iscrizioni romane risalenti al III sec. a.C., all'epoca in cui l'eco della bontà di questo cibo raggiunse il Lazio in seguito alle campagne di guerra che portarono alla conquista dell'Illiria e della Grecia, dove con il nome plakoùnta - accusativo di plakoùs – si indicava una focaccia. La civiltà ellenica conosceva già, infatti, le proprietà nutritive di questa specialità, estremamente diffusa dalla penisola balcanica sino all'altopiano sarmatico, ovvero, in tutto quel mondo che noi oggi identifichiamo come abitato dalle popolazioni slave. Proprio qui pare esser nato questo semplice impasto di latte, uova, farina e grasso
animale (a cui oggi si sostituisce il burro) cotto su piastre roventi.
Un procedimento attraverso il quale le donne cuocevano in breve tempo una sorta di frittellone ovale da infarcire con miele e ripiegare in quattro parti. Conosciuta dalle popolazioni nomadi come il "cibo degli dei", è celebre la leggenda che vuole la palacinca come dono delle divinità ai popoli delle steppe per rinvigorire il corpo dei guerrieri nelle lotte contro le tribù rivali.
Ma l'assunzione prima delle battaglie non era l'unico utilizzo della palacinca. Le donne erano solite cucinarla ai propri mariti per le proprietà afrodisiache di questo alimento, ben note sin dall'antichità. Il vocabolo viene, quindi, ripreso dal latino placenta per indicare una focaccia dolce, tant’è che placentarius era il pasticcere. Il termine, oltre a rimanere anche nell’italiano antico, viene esportato nelle province dell’Impero romano ed entra a far parte della lingua romena, nella quale ancor oggi si chiama placînta, una sfogliata al formaggio o ai funghi, come alla zucca o alle mele. Fino alla prima guerra mondiale buona parte dell’attuale Romania fece parte del Regno d’Ungheria,
perciò nella cucina magiara si trova la palacsinta, una crêpe che si mangia ripiena con cioccolato o marmellata. Ma ne esistono anche di salate, ripiene di prosciutto, funghi, formaggio bianco ecc. Si deve
proprio agli ungheresi, i cui domini comprendevano anche regioni oggi in Slovacchia, in Austria, in Croazia e in Serbia, la diffusione nell’Impero degli Asburgo di molti piatti: il gulasch, la torta Dobosch, il rigoiancsi, la gibanica e le palacinche che assunsero la grafia palacinka nelle lingue slave e palatschinke in Austria.
Così la palacinca entra nella terminologia e nella cucina veneto-dalmatica, triestina e goriziana, come pure nel dialetto friulano di Buia, radicandosi nelle tradizioni culinarie nostrane. Nella vicina cucina slovena se ne trovano con il cioccolato, con la marmellata, con le noci, ripiene di riso o di tagliatelle, col formaggio e con la ricotta; in quella ungherese le palacsinta salate sono anche con il prosciutto e con i funghi, fra cui la famosa Hortobagy palacsinta.
Nelle regioni danubiane esiste persino il pasticcio di palcinche a strati con verdure e la torta di palacinche. Palacinca come minimo comun denominatore della vasta tradizione culinaria mitteleuropea, ma anche come antenata delle più moderne omelette, crêpe, panqueques, blinis, tortillas e crespelle.
In Croazia le palacinche sono quasi insipide poiché si fa molto conto della farcitura: usano cioccolato fondente o marmellata (prugne e albicocche le più frequenti) con annessa panna montata o gelato, il tutto cosparso di zucchero a velo e servito tiepido. Nella zona dell'Istria, ancora molto sotto la influenza austroungarica per quanto riguarda la cucina, ci possono trovare palacinche più corpose nella pasta e meno abbondanti nella farcitura, fino a raggiungere la palacinka austriaca.


ecco quello che ho trovato!!!!!!
titti
 
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Messaggioda Typone » 26 nov 2006, 16:57

Oppure, tutto sommato...Titti, mai sentito parlare dei "vincisgrassi"?
(Basta una sola pagina... :) )

T.
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Messaggioda maranove » 26 nov 2006, 17:03

Proprio in Istria le ho mangiate con un ripieno buonissimo, a base di noci, qualcuno sa come si fa questa crema di noci tritate e .....?
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Messaggioda Typone » 26 nov 2006, 17:22

maranove ha scritto:Proprio in Istria le ho mangiate con un ripieno buonissimo, a base di noci, qualcuno sa come si fa questa crema di noci tritate e .....?

Guarda qui:

http://groups.google.it/group/it.hobby. ... =palacinke

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Messaggioda Sandra » 26 nov 2006, 17:34

Senti tu, invece di cominciare subito a rovinare la mia bella stanza etnica perchè non ci spari qualche ricetta belga o francese, eh?



OPSSS!!!Non mi ero accorta di essere nella stanza di Typone!!!Sono gia' entrata ma posso continuare? :oops: :oops: :oops: Sandra
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Messaggioda Typone » 26 nov 2006, 17:59

Sandra Vacchi ha scritto:
Senti tu, invece di cominciare subito a rovinare la mia bella stanza etnica perchè non ci spari qualche ricetta belga o francese, eh?



OPSSS!!!Non mi ero accorta di essere nella stanza di Typone!!!Sono gia' entrata ma posso continuare? :oops: :oops: :oops: Sandra

Mica decido io chi si e chi no... :D
A proposito: i pâtés francesi andrebbero messi QUI... 8)

T.
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Messaggioda Sandra » 26 nov 2006, 18:09

Hai ragine Typone ma trattandosi di terrine che apparentemente sono entrate nell'uso anche della cucina italiana , le ho messe dall'altra parte, decidera'chi di dovere, anzi appunto me lo chiedevo anch'io.Infatti volevo trascrivere la ricetta delle balottine di foie gras e non so da che parte metterle.Ciao Sandra
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Messaggioda titti » 26 nov 2006, 18:54

Typone ha scritto:Oppure, tutto sommato...Titti, mai sentito parlare dei "vincisgrassi"?
(Basta una sola pagina... :) )

T.


Attento ty che ti riporto anche questa!!!!!!! :lol: :D :P :wink: :wink: :wink:
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Messaggioda Typone » 26 nov 2006, 20:01

Sandra Vacchi ha scritto:Hai ragine Typone ma trattandosi di terrine che apparentemente sono entrate nell'uso anche della cucina italiana , le ho messe dall'altra parte, decidera'chi di dovere, anzi appunto me lo chiedevo anch'io.Infatti volevo trascrivere la ricetta delle balottine di foie gras e non so da che parte metterle.Ciao Sandra

Ma io direi di attenerci ad un certo rigore...Mettile pure qui, almeno quelle prettamente francesi come quella al foie-gras. Che dici?

T.
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Messaggioda Typone » 26 nov 2006, 20:01

titti ha scritto:
Typone ha scritto:Oppure, tutto sommato...Titti, mai sentito parlare dei "vincisgrassi"?
(Basta una sola pagina... :) )

T.


Attento ty che ti riporto anche questa!!!!!!! :lol: :D :P :wink: :wink: :wink:

Fai pure.
Ogni informazione è benvenuta... :wink:

T.
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Messaggioda Sandra » 26 nov 2006, 21:38

Ok Ty!!!Sandra


Ma le facciamo leggere a tutti? :lol: :lol: :lol:
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Messaggioda Danidanidani » 26 nov 2006, 23:40

Typone ha scritto:
titti ha scritto:
Typone ha scritto:Oppure, tutto sommato...Titti, mai sentito parlare dei "vincisgrassi"?
(Basta una sola pagina... :) )

T.


Attento ty che ti riporto anche questa!!!!!!! :lol: :D :P :wink: :wink: :wink:

Fai pure.
Ogni informazione è benvenuta... :wink:

T.


E vabbè...visto che è un piatto tipico della regione in cui abito:
Da libro "la cucina marchigiana tra storia e folclore" di Nicla Mazzara Morresi:
Di questo piatto, ricorrente e tipico della tradizionale cucina delle Marche, si è molto parlato nell'intento di scoprire le sue vere origini e le prove della sua nascita in terra marchigiana. Secondo l'ipotesi più antica, la parola VINCISGRASSI deriva da Windisch Graetz (oppure Gratz) nome di un generale austriaco che, nel 1799, durante le guerre napoleoniche, era di stanza con le sue truppe ad Ancona. Il suo cuoco personale, non si sa bene se anconetano o no, che aveva ideato la ricetta, gliela dedicò e la fama di una minestra asciutta, tanto appetitosa, si estese ben presto con i precetti della preparazione. Vari scrittori sono però concordi nel sostenere che i vincisgrassi furono sì un piatto preferito dal generale austriaco, ma che erano già stati inventati. Ciò sarebbe provato dal fatto che, in un manuale gastronomico del 1784-"Il Cuoco Maceratese" di Antonio Nebbia, era riportata la ricetta di una salsa per princisgras già in uso nel maceratese. E' un fatto, comunque, che dagli inizi del 1800 in poi, i vincisgrassi hanno trovato sempre migliore accoglienza non solo a tavola, ma anche nelle scampagnate di fine settimana o nelle colazioni all'aperto anche per il particolare vantaggio che hanno, di mantenersi per qualche giorno senza che il sapore si alteri.
Ogni anno a pian dell?elmo, sul monte San Vicino, durante la sagra della cordialità, tra le famiglie che si riuniscono a mangiare sui prati, si usa scambiarsi porzioni di vincisgrassi preparati dalle donne di casa che, con un po' di fantasia, introducono qualche variante personale all'intingolo.

Se vplete la ricetta originale del Nebbia...posso mettervela.Ma che ci azzecca con questa sezione del forum? forse le Marche sono proprio un altro mondo... :lol: :lol: :lol: :lol:
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Messaggioda Danidanidani » 26 nov 2006, 23:58

Anzi, ve la metto direttamente la ricetta dei vincisgrassi...così non la chiedete più :

RICETTA DI ANTONIO NEBBIA
(da "La Cucina Marchigiana" di N.M. Morresi-Ed. Fratelli Annibali-Ancona)

Prendete una mezza libra di presciutto, fatelo a dadi piccoli, con quattr'once di tartufari tagliati fini; da poi prendete una foglietta e mezza di latte, stemperatelo in una cazzarola con tre once di farina, mettetelo in un fornello mettendoci del presciutto, e tartufari, maneggiando sempre fino a tanto che comincia a bollire, e deve bollire per mezz'ora; da poi vi metterete mezza libra di pana fresca, mescolando ogni cosa per farla unire; da poi fate una perla di tagliolini con dentro due ovi e quattro rossi; stendetela non tanto fina e tagliatela ad uso di mostaccioli di Napoli, non tanto larghi; cuoceteli con la metà di brodo e la metà di acqua, aggiustati con sale; prendete il piatto che dovete mandare a tavola: potete fare intorno al detto piatto un bordo di pasta a frigè per ritenere in esso piatto la salsa acciocché non dia fuori quando lo mettete nel forno, mentre gli va fatto prendere un poco di brulì; cotte che avrete le lasagne, tagliatele ad uso di mostaccioli e cavatele ed incasciatele col formaggio parmigiano e le andrete aggiustando nel piatto sopradetto con un solaro di salsa, butirro e formaggio e l'altro di lasagne slargate e messe in piano e così andrete facendo perfino che avrete terminato di empire detto piatto; bisogna avvertire che al di sopra deve terminare la salsa con butirro e formaggio parmigiano e terminato, mettetelo al forno per fargli fare il suo brulì.

Davvero una cosa dell'altro mondo! Io ci ho capito poco e non credo che potrei riprodurla basandomi su questa ricetta...per fortuna c'è anche la versione "moderna"...vabbè, ve la risparmio! Ciao Daniela
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Messaggioda Typone » 27 nov 2006, 12:23

Grazie Dani.
L'ho chiesto qui perchè nella mia ignoranza pensavo fosse un piatto marchigiano di origine austriaca...Mò ci sgrideranno le Kape... :lol: :lol:

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