da ettore » 1 set 2008, 10:46
Cari amici, agli amanti del nuovo e della esterofilia culinaria faccio presente l’arrivo prossimo sul mercato di un olio sostenuto dalla pubblicità animata qualche “industria” che, fin da ora, contribuisce a confondere le idee delle tante “casalinghe di Voghera” e non solo.
Mi riferisco all’“olio di argan”.
Nella costa meridionale del Marocco, in un’area particolarmente arida, vegeta da sempre un albero di 6-8 metri, spinoso, molto longevo (Argania spinosa, fam. Sapotacee). La diffusione della pianta le fa stimare attorno ai 20 milioni di esemplari che caratterizzano quel paesaggio tanto particolare da essere considerato dall’UNESCO, dall’inizio di questo millennio, “patrimonio mondiale dell’umanità”.
La pianta produce dei frutti che, all’interno della polpa, contengono un nocciolo legnoso dentro al quale è il seme (botanicamente sono drupe anche se tutti parlano di bacche, più facili da immaginare dai non addetti ai lavori).
Nel deserto, dove vivono queste piante, la raccolta era da sempre affidata … alle capre. Si arrampicavano sull’albero, mangiavano la polpa, sputavano i noccioli che, tradizionalmente venivano raccolti dalle donne. Si rompevano i noccioli fra macine di pietra, si impastava il ricavato con l’acqua, si metteva la pasta in un canovaccio quindi, sottoposta a pressione, si ricavava un’emulsione di acqua-olio dalla quale l’olio veniva separato per affioramento.
L’impiego locale erano sia la cosmesi che quello alimentare.
Ora si raccolgono le bacche, anche a mano e, sempre a mano si snocciolano sottoponendo i noccioli allo stesso trattamento, leggermente meccanizzato ma con la stessa tecnica.
La composizione dell’olio di argan la riporto a confronto con l’olio “da oliva” (in parentesi).
ac. palmitico, saturo 12-16 % (12-14%), ac. stearico, saturo 6-8% (1-2%), ac. oleico, monoinsaturo 40-45% (70-80%), ac. linoleico, polinsaturo 35-40% (6-9%), ac. linolenico, polinsaturo 0, 5% (0, 5-1%).
I componenti più “deboli” nei confronti dell’ossigeno e della temperatura sono ovviamente i polinsaturi, che si alterano velocemente per cui l’olio, che nasce già parzialmente ossidato, non è molto adatto a sopportare il calore prolungato. I vantati antiossidanti (steroli, fenoli, ecc.) hanno inoltre un'elevata solubilità in acqua (maggiore della loro lipofilia) per cui, con quella tecnologia, il loro contenuto nel prodotto finito è stato quasi completamente perso nell’acqua.
Il costo molto elevato (ora 15-30 euro/litro e più) non è certo invitante per la alimentazione che deve scontrare, inoltre, con il colore rossastro-marrone e con le sensazioni gusto-olfattive marcate dai toni delle nocciole tostate.
La pubblicità che si è messa in moto, mira al settore alimentare anche se insiste sul campo della cosmesi vantando miracoli tutt’ora tutti da dimostrare.
Adesso che sapete, fate voi.
ettore