da ettore » 20 ott 2007, 15:41
... allora .... "carri !, avanti!"
Margarina:
hanno tale denominazione, generica ed obbligatoria, “miscele ed emulsioni confezionate con grassi alimentari di origine animale o vegetale, diversi dal burro e dai grassi suini, che contengano più del 2% di umidità e non meno dell’80% di materia grassa”. (Legge 4/11/51 n.ro 1316, DPR 131/54 e le solite altre modifiche successive ora “dominate" dal reg. CE n. 2991/94).
Questo surrogato del burro “nasce” nel 1869, in Francia per opera di un chimico, che vinse il concorso (e premio) bandito dal Governo quando, alla vigilia della campagna di Prussia, doveva fornire ai soldati “qualcosa” che sostituisse il burro nel loro “rancio” e, soprattutto, dovesse servire per le amate tartine della colazione mattutina! (figuratele in un campo militare !)
Hyppolite Mège-Mouriès, con bella fantasia, prese del sego di bue, lo lasciò macerare in acqua insieme a carbonato di potassio (che riduceva la acidità), lo fece tritare passandolo quindi in una trafila mescolando un po’ di latte che doveva confondere le papille richiamando il burro.
Chiamò l’intruglio “oleomargarina” suscitando immagini affascinanti (margaron, in greco, sono le perle, magari, perché no, evocando le scollature delle signore!.
Molto dopo, venendo a meno anche il sego di bue, le industrie che ormai avevano conquistato il campo, ricorsero a grassi animali di specie disparate (bue, pecore, montoni, pesci e mammiferi vari dalla balena alla foca, ecc.), o vegetali, purché poco costosi e con lo stesso denominatore: poco e/o non commestibili come tali. Tanto da dover’essere "rettificati" chimicamente (leggi: deodorazione, disacidazione, decolorazione, ecc.).
Oggi, la frazione grassa di origine animale è riservata praticamente solo alle margarine per la pasticceria e la panificazione dei pani “conditi”. Per il grasso “da vegetali”, in funzione della reperibilità, del minor prezzo e del luogo di produzione, si ricorre agli oli di cocco, di palma, di palmisti, di vinaccioli, di cotone, di soya, di colza, di ravizzone, di arachide, di girasole di mais, questi ultimi tre, per questa via recuperando anche i prodotti scadenti.
In primo luogo, gli uni e gli altri, filtrati a caldo, vengono deodorati, sottovuoto in corrente di vapore, e disacidati con la soda separando i saponi che si formano.
Questi grassi così trattati, per loro natura liquidi o bassofondenti, per trasformarli in margarina si deve renderli solidi, operazione fatta avvenire mediante il processo di “idrogenazione” che consiste nel “saturare” i “doppi legami” della catena degli acidi grassi. In pratica si trasformano i doppi legami (– C – C = C – C –) in legami “semplici” (– C – C – C – C – ) che, fra l’altro, condizionano l’innalzamento del punto di fusione cioè trasformano in una sostanza solida quella che prima era liquida.
Il processo avviene in un reattore inserendo oli o grassi mantenuti sotto pressione (1-1, 5 bar) sottoponendoli a temperatura di 170-180 °C, gorgogliando idrogeno in presenza di un catalizzatore (in genere una "spugna" di nichel, da solo o assorbito su farina fossile).
Alla fine del processo i grassi così idrogenati sono quelli che, con termine inglese, vengono definiti shortenings.
Questi grassi di neo-formazione nulla hanno a che vedere con quelli di origine essendo stati "trasformati" in molecole diverse da quelle iniziali, completamente nuove in seguito alla “saturazione” dei doppi legami.
Ad esempio, gli acidi linolenico (omega3), linoleico (omega6), oleico, (tutti più o meno liquidi), che rispettivamente presentano 3, 2 e 1 "doppi legami" nella loro molecola, sono trasformati in acido stearico (quello che dà il nome alle candele "steariche"), che mantiene lo stesso numero di atomi di carbonio in catena (C18) ma non ha doppi legami, quindi è "saturo" e, alle stesse condizioni di temperatura ambiente, è solido.
In conseguenza ai trattamenti, è da annoverare anche la comparsa di isomeri (stessa formula chimica ma diversa configurazione spaziale) cosiddetti “trans” che non esistono nei prodotti naturali dove sono presenti solo quelli nella forma spaziale cosiddetta “cis”: toh! una molecola con la quale gli uomini, da che mondo è mondo, non sono mai venuti a contatto!
Adesso, quindi, “facciamo” la margarina.
Bisogna emulsionare gli shortenings con una fase liquida: è acqua di rubinetto o, ma non in Italia, latte.
All’acqua si aggiungono additivi idrosolubili come antimicrobici (acido sorbico e suoi sali), aromatizzanti e esaltatori di sapidità (neo-esperidina), coloranti (curcumina, caroteni, annatto, ecc.) e cloruro di sodio quale sostanza conservativa.
Agli shortenings, dopo sterilizzazione e portati a temperatura di fusione, si aggiungono additivi liposolubili come antiossidanti (palmitato di ascorbile, tocoferoli, lecitine, gallati, butil-idrossi-anisolo BHA, butil-idrossi-toluolo BHT) e grassi "fluidificanti" (mono e di gliceridi di acidi grassi).
Le due fasi (acqua e grasso) si inseriscono in appositi miscelatori dove si porta l'insieme a temperatura di fusione. La emulsione che nasce, ora fusa, viene spruzzata su cilindri raffreddati dove solidifica. Nel corso delle operazioni si omogenizza l’insieme, si aggiusta la percentuale di acqua per rispettare le norme di legge e, infine, si forgia e si confeziona.
Si hanno:
margarine “monoseme” (per esempio olio di soya idrogenato 80% + 20% olio di soya, liquido)
margarine “miste” derivate da oli e grassi di diversi vegetali o, nel caso per “pasticceria”, anche di animali.
Si parla di margarine
-da tavola: quelle usate a livello domestico, vendibili al dettaglio;
-industriali o da pasticceria: sono meno pregiate delle precedenti; si usano per dolci, biscotti, gelati, pasticcini, panificazione, ecc. Quelle “miste” in genere contengono il 20-25% di (ex)-"grasso di bue". Di questa tipologia è vietata la vendita al dettaglio.
-dietetiche: con elevata percentuali di grassi polinsaturi.
La legge, ora integrata da quella del reg. CE n. 2991/94, prevede:
- acidità inferiore all’1%;
- sostanza grassa, superiore all’80% ma inferiore al 90%;
- assenza di derivati del latte e idrocarburi di origine minerale.
La legge 142/91, che prevedeva “margarine leggere a ridotto tenore di grassi", è stata sostituita dal reg. CE n. 2991/94 che, oltre alla “margarina” tout court, prevede anche una “margarina tre quarti” (lipidi fra 60 e 62%), una “margarina a metà” (lipidi fra 39 e 41%) e un “grasso da spalmare XX%” (grasso da meno 39% a 80%).
In altri Paesi CE è consentito l’impiego di grassi (min. 10% - max 80%) derivati dal latte ma i prodotti devono prendere il nome di “mélange"
Accanto a quello tout court (lipidi fra 80 e 90%) sono il “trequarti mélange” (lipidi fra 60 e 62%), “metà mélange” (lipidi fra 39 3 41%) e una “miscela di grassi da spalmare XX%” (da meno 39% a 80%).
adesso ho finito la rassegna con i grassi ma spero di essere considerato costantemente on line per quelle quattrocose che ho messo insieme.
ettore