cinzia cipri' ha scritto:il cioccolato lo prendo da
silvio bessone e siccome ci ho lavorato e posso garantire che non usa assolutamente niente che non sia assolutamente e unicamente cioccolato, posso essere piu' che certa che si tratti di cioccolato e basta
a parte i prodotti che troverai sul sito, produce delle tavolette particolari con nomi un po' esotici che ricordano i luoghi dove si procura il cioccolato.
Infatti lui va direttamente nei luoghi di produzione, prende i semoni, e poi li lavora da zero con i macchinari che si utilizzavano del 1920 (li ho usati anche io) tranne uno che serve proprio per la scissione del burro di cacao che e' moderno.
Cinzia, scusami, io sono un povero consumatore post-contemporaneo, per cui praticamente l'unico luogo da cui si possano attingere prodotti alimentari è l'ipermercato, di norma situato in un centro commerciale... Che ne so io che tu hai la possibilità di procurarti prodotti non industriali?
cinizia cipri' ha scritto:per quanto riguarda il lievito di birra, per me lievito di birra resta quello in frigo, fresco.
Cinzia, il
Saccharomyces cerevisiae è
Saccharomyces cerevisiae. Che sia fresco pressato, fresco liquido (che poi credo sia liquefatto mediante banale diluizione con acqua), liofilizzato in granuli grossi o liofilizzato in polvere, si tratta della stessa cosa. Non è questione di opinioni personali.
cinizia cipri' ha scritto:Che poi, se vogliamo proprio essere onesti, non e' piu' lievito di "birra": ricordo male o si ricava dalla barbabietola?
Per evitare ambiguità io lo chiamo con il nome scientifico; in lingua italiana siamo costretti ad aggiungerci la specificazione «di birra» perché, erroneamente, chiamiamo lievito anche ciò che lievito non è (vedi gli agenti chimici per la 'lievitazione' istantanea).
Resta il fatto che si tratta di
Saccharomyces cerevisiae che venga allevato su melassa di barbabietola o ricavato dagli scarti di produzione della birra.
cinzia cipri' ha scritto:tendenzialmente un cucchiaino (circa 5 g) sono sufficienti per 700 g di farina,
Cheeeeeeeeeeeeeeeeeee? Ma usi farine deboli?
Se usi farine di media forza, diciamo con range W compreso tra 220 e 300, massimo se ne mettono 10 grammi di fresco per chilo di farina, proprio quando è pieno inverno e c'è la neve (oppure si fa lievitare l'impasto interamente in frigorifero), altrimenti in piena estate uno solo... e queste dosi corrispondono a 5 e 0.5 grammi di secco in granuli e circa 3 e 0.25 di secco in polvere. Questo ipotizzando un impasto al 55-65% di idratazione, con 40-50 grammi di sale per litro d'acqua o 20-30 per chilo di farina, con fermentazione di 12-24 ore (mi sono mantenuto largo coi tempi perché i fattori ambientali sono determinanti, come il numero delle lievitazioni, l'eventuale uso di tecniche indirette, il tasso di idratazione, l'effettiva forza della farina, gli eventuali grassi aggiunti etc.).
Poi è chiaro che se utilizzi farine deboli, che richiedono brevi tempi di maturazione, hai bisogno di adoperare più lievito; gli impasti da farine deboli necessitano di una lievitazione rapida e non possono essere forzati (una W 200 con dovuti accorgimenti resiste anche 8-10 ore, non oltre) perché oltre la loro maglia glutinica cederebbe, senza considerare il fatto che inacidiscono più rapidamente a causa dell'attività amilasica (che ovviamente dipende dalla quantità di alfa-amilasi contenuta nella singola farina).
cinizia cipri' ha scritto:ma siccome non peso l'acqua (perche' un panificio di monreale che io stimo e che fa del pane fantastico una volta, alla domanda "ma quanta acqua devo mettere?" mi risposte "acqua? che significa quanta? quanta ne vuole la farina!" ed io da allora non la peso piu': ne metto quanta ne vuole la farina),
Cinzia, proprio perché l'acqua varia in funzione dell'assorbimento della farina i maestri pizzaioli napoletani dicono che bisogna basarsi sulla quantità d'acqua per stabilire la quantità di sale e quella di lievito. Per esempio per un litro d'acqua fissiamo 50 grammi di sale e ipotizziamo 2 grammi di lievito fresco (che sono solo un'ipotesi avulsa dalla realtà dato che il quantitativo di lievito è molto più variabile di quello della farina), quindi partiamo dall'acqua in cui avremo disciolto il lievito gettandoci la metà di un quantitativo prefissato di farina e quando si sarà formata una crema aggiungiamo farina rimanente a sassate finché non avremo ottenuto un impasto omogeneo, aggiungendo poco prima del raggiungimento del punto pasta (prima incordatura) il sale. La farina totale che avremo aggiunto potrà variare tra 1.6 e 2 kg. Certo che considerata la standardizzazione del processo (sempre la stessa acqua, farina dalle caratteristiche grosso modo stabili, spesso temperatura ambiente condizionata) il margine di oscillazione dovrebbe essere molto più ridotto, ma magari può essere che quel giorno mi son trovato una partita sbagliata di farina, meno assorbente, e devo accontentare lo stesso i miei clienti, allora ci metto il sale all'inizio o nella crema (per rinforzarla un po') e faccio incordare di più la pasta.
Personalmente, come d'altronde fanno i professionisti (che si riforniscono sempre dagli stessi molini e – almeno quelli competenti – non provano una nuova farina senza averne visionato la scheda tecnica), non uso una farina senza averne un'idea almeno sommaria delle caratteristiche e cerco di usarne di qualità costante. Siccome impasto a macchina calibro, per mia comodità, i quantitativi di sale e di lievito sul peso della farina, tenendo conto che l'acqua potrà variare leggermente in base a un'idea di partenza che comunque ho, sulla base della forza e della capacità di assorbimento della farina stessa (ancorché presunte) e del tipo di impasto che intendo ottenere (più asciutto o più umido).