Riporto questa parte preso un sito che parla di tradizioni siciliane.
[Generalmente tutta a iurnata dô pani (la giornata del pane) era intrisa di religiosità. Infatti, la massaia iniziava il lavoro facendo un segno di croce che ripeteva quando lavorava l'impasto, quando metteva il sale, quando infornava il pane e chiudeva a' vucca dô furnu (la bocca del forno).
Che il pane fosse considerato cosa sacra si evidenzia dal fatto che si faceva un segno di croce su ogni forma che si iniziava a consumare e che, se qualche pezzetto di pane cadeva a terra, veniva raccolto e baciato; mai si posava sulla tavola una pagnotta capovolta.
Anche lo scambiarsi della livatina (lievito) tra parenti e vicini era un legame di solidarietà (A' livatina si scambiava per rinnovarla, specie in estate, affinché i1 lievito fosse sempre freÂsco, e si restituiva sempre. Era usanza che dopo l'Ave Maria non si prestava più perché la padrona di casa rischiava di perdere i1 marito; se capitava di doverla dare, per scaramanzia, se ne buttava di nascosto un pezzettino sotto il letto).
La sera prima, si criscìa a livatina, cioè ad un po' di lievito conservato dalla volta precedente si univa acqua e farina, si impastava e si formava una pagnotta che si copriva con una foglia di cavolo, tenendola al caldo perché lievitasse.
La mattina successiva si cirnìa a farina ntâ maidda (si setacciava la farina nella madìa) due volte, si riscaldava l'acqua, si faceva u fonti(si sistemava la farina a fontana) e vi si metteva u crescenti (il lievito) sciolto con un po' di acqua tiepida, si frasculiava (si lavorava con le mani), aggiungendo a poco a poco ancora acqua tiepida. Si pugnava (si lavorava la pasta a pugni), girando l'impasto e mettendo il sale dovuto nei due lati; poi, quando era ben lavorato e si staccava da maidda, si prendeva in piccole quantità e si arruddava, cioè gli si conferiva una forma rotonda, aiutandosi con dell'olio o un po' di farina.
Per i bambini si faceva u pupiddu (panino) di diversa forma: pizziatu, â ccacucciulidda, â uocchi di Santa Lucia, etc.. Le pagnotte si mettevano ntô liettu (nel letto), preparato apposta con le tovaglie da pane e, per farle lievitare, si coprivano con qualche frazzata (coperta di lana grezza tessuta localmente). Si capiva che il pane era lievitato quando ai lati iniziava a spaccari a cammisa (si formavano delle spaccature). In inverno la lievitazione durava diverse ore e per favorirla si ricorreva al calore della coppa (braciere).
Appena il pane facia u denti (detto del pane che inizia a lievitare), si iniziava ad ardiri u furnu (accendere il forno) con ramagghi d'alivi o d'aranci, sgroppa di favi, scorcia di miennula, nuozzulu d'alivi e stidduzzi (rami d'olivo, d'arancio, bucce di fave, bucce di mandorle, noccioli d'olive e legna) che si tenevaÂno ntâ pagghiera; il forno si faceva riscaldare prima da un lato e poi dall'altro, aiutandosi ccu furcuni (col forcone). Mentri si ardia u furnu, si era tiempu, si arrustianu quattru pipuzzi (mentre si riscaldava il forno, se era tempo, si arrostivano quattro peperoni). Quasi sempre si facevano i fruati (le focacce): si tagliava un pane ancora in pasta, si allargavano i pezzi con le dita e si infornavano a fiamma viva; si facevano cuocere da entrambi i lati e poi, ancora caldi, si spaccavano a metà e si cunzavanu ccû uogghiu, alivi niuri, sali, spiezzii e pizzudda di sardi salati (si condivano con olio, olive nere, sale, pepe e pezzetti di acciughe): a volte, per i bambini, si condivano solo ccô vinucuottu (col vinocotto)]
L'ho riportato perchè mi ha fatto accendere un'antico ricordo (ero troppo piccola) e seguo questa procedura per preparare il pane con il lievito madre.
Anche i consigli di Ettore hanno contribuito a farmi "rilassare"
ed il mio rapporto con il lm è molto migliorato.
Panifico 2 volte a settimana, tengo il lm all'aria (nel frigo dopo una settimana era molto alcolico e poi "tappato" non può più catturare nulla). Procedo in questo modo: sera- dentro il barattolo dove c'è il lm metto un poco di acqua tiepida, anche perchè se si è un poco seccata la superfice si può ammorbidire nuovamente, e faccio una una biga cioè mescolo semola ed un poco di manitoba, continuo ad aggiungere acqua sino ad avere un impasto morbido ed appiccicaticcio (la quantità di farina potrà corrispondere a circa due tazze da latte), copro con un panno umido e lascio agire tutta la notte. L'indomani impasto usando la biga (corrisponde ad un energico rinfresco) e lavoro con energia per circa mezz'ora. Metto il pane a lievitare coperto da un panno pulito ed una pezza di lana sopra. Mediamente occorrono 6 ore. Non mi stresso neppure sulla quantità di lievito perchè mi sono accorta che se uso più farina impiegherà un poco di più a lievitare...
Ovviamente la mia esperienza è recente, panifico da Agosto con il mio lm, ma ho provato e riprovato fra errori e successi
e mi è servito molto pensare alle nonne che pur sconoscendo il concetto di PH riuscivano a panificare.
...ops, salvo un poco dell'impasto prima di salare e questo sarà il lm per la prossima panificazione.
Non pretendo di insegnare nulla, anche perchè ho ancora molta strada da percorrere!!! volelo solo farti sapere che anch'io ho vissuto i tuoi dubbi e mi stavo stressando con le mille esigenze di questo "tamagotchi"
adesso, non ti dico che lo maltratto ma...quasi! Nella stanza dei lievitati trovi, davvero, spiegato tutto! (ho studiato molto) ma poi funziona provare e riprovare per correggersi.
Ti ho confuso di più?
...ho pure fatto una cosa, ho surgelato un poco di lievito così se sbaglio non perdo tutto