Donna ha scritto:non ho a disposizione le fonti storiche da cui tu hai tratto queste notizie.
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Donna, per cortesia, non scherziamo... C'è bisogno di una fonte storica per sapere cos'è il Regno delle Due Sicilie e che Fara San Martino (la città ove tuttora si trovano Cocco e De Cecco, e fino a poco tempo fa anche Del Verde) è una capitale della pasta di semola? Per me queste sono ovvietà; basta avere un minimo di rudimenti di storia moderna e contemporanea per conoscerle.
Donna ha scritto:Le mie fonti storiche sono di origine "orali" raccontatemi da mia madre e quindi da mia nonna.
E il fatto che loro non avessero a disposizione grano duro non vuol dire che in Abruzzo non si coltivasse grano duro. Il grano tenero nella parte continentale delle Due Sicilie si coltivava prevalentemente nel versante occidentale (infatti a Napoli, in Terra di Lavoro e nelle Calabrie i pani tradizionali e la pizza sono di grano tenero), mentre lungo la costa adriatica, come pure in Sicilia, il cereale che veniva coltivato maggiormente (in alcune zone esclusivamente) era il grano duro. Considera che le persone lo chiamavano «grano» e basta.
Donna ha scritto:Non nego che magari si sia adattato un qualche tipo di grano duro autctono nei paraggi di fara San Martino visto la sua predisposizione ad adattarsi in ambienti più freddi e a maggiori altitudini, ma è sempre qualcosa di relativamente recente
Recente forse sì, ma non più recente dei tuoi nonni... almeno non credo (il Regno delle Due Sicilie è cessato nel 1860).
Donna ha scritto:La tradizione della Frentania, da cui vengo io, prevedeva pasta di grano tenero e sola acqua. neanche le uova (vedi le sgane) che erano invece usate come merce di scambio.
Infatti le uova sono tipiche del Nord, ma c'è una motivazione in questo... Nelle Due Sicilie, Abruzzo compreso, la pasta è tipicamente fatta di cereali più saporiti e come tale non aveva bisogno di essere arricchita con le uova. Inoltre veniva stesa più spessa e dunque in cottura era più al dente, questo anche quando il cereale non era grano duro. In Emilia e Veneto si coltivava solo grano tenero, peraltro di qualità non eccelsa, e allora lo si arricchiva con uova; l'impasto, inoltre, veniva tirato sottile perché in questo modo si prestava ad accogliere ripieni. Ma quest'ultimo si chiama sfoglia, mentre quello delle Due Sicilie è pasta, che è un'altra cosa.
Mi pare scontato che nella tradizione contadina ci si accontentasse dei cereali che si avevano a disposizione (neanche tanto raffinati, ragion per cui era più saporito anche il grano tenero), ma ciò non toglie che vi sia una produzione di pasta a fini commerciali, prima artigianale e poi industriale, standardizzata perlomeno dal '700, che prevedeva l'uso di solo grano duro, anche in Abruzzo.
Donna ha scritto:Anche i pastifici delle mie zone, quelle artigianali dove mi recavo da piccola con mio padre ad acquistare le "maccarune appese" (i maccheroni appesi) erano fatti di grano tenero e la cottura reggeva relativamente.
Ma pure qui... però la ragione è un'altra: la maggior parte delle persone pensa che grano tenero e grano duro siano due varianti dello stesso cereale (mentre invece son proprio due cereali diversi) e gli artigiani ignorano generalmente l'obbligo dell'uso del grano duro per le paste, che non a caso è stato abolito per quelle fresche con il
regolamento entrato in vigore nel 2001. Il quale, in tal senso, fotografava l'esistente. Gli artigiani non capiscono la differenza tra i due e prendono quello più economico; l'industria che fornisce loro le materie prime si adegua di conseguenza.
Donna ha scritto:Addirittura c'era la " pasta dell'operaio" che si cuoceva al massimo per 2-3 minuti, il tempo appunto di versala nell'acqua bollente e condirla mentre il marito si lavava le mani e sedeva a tavola.
Pasta economica, non tradizionale.