da panini e focacce » 19 apr 2007, 17:14
Sab Mar 10, 2007
...La Città della Luce...
La luce…quel guizzo che intravidi negli occhi dell’hostess, parigina purosangue, che ci accoglieva a bordo.
Quella che illuminava la collina di Parigi, la “Butte”; quel fascio che seguiva la pendenza, rischiarava il “Coniglio di Gilli” e l’ultima vigna: quintessenza dell’amore dei francesi per la terra, rispetto della tradizione e, perché no?, con un occhio anche sempre puntato al “business”.
La luce che illumina quella sinfonia di pietra che è “Notre Dame de Paris”, un urlo possente che sale al cielo, mentre le “Chimere” controllano la piana.
Sempre quella stessa luce che staglia quel sublime arabesco di ferro che è diventato il simbolo di Parigi; la Tour Eiffel si slancia verso l’alto: “La Pastorella che visita le nubi”.
La luce che illumina “Les Invalides”: bende insanguinate, corpi straziati, urli e lamenti continui. Gli occhi che vagano nella pazzia, nel ricordo di mille battaglie: e altrettante carneficine.
La stessa che rischiara le vetrate del Louvre, monumento al pensiero creativo, lo sfondo contro cui si staglia “L’Arc de Triomphe”: sembra di risentire la terra tremare sotto i passi cadenzati della “Grande Armeè”, nel sottofondo del rullo di tamburo che suonava la carica di cento e cento battaglie, in tutti gli angoli del mondo.
La luce di gioia che traspare dagli occhi di Jola, mentre visitiamo i luoghi della “Vieille Citè”: sorgente che alimento con carezze e baci continui. Perché se Venezia è la patria degli innamorati, Parigi lo è anche degli amanti: e noi abbiamo timbrato il passaporto per entrambe le categorie…
La Grande Amante: che ospitò rifugiati ed esuli politici da tutti gli angoli della Terra, che con il Grande Corso fece tremare il mondo e che con i suoi incomparabili artisti: poeti, scrittori, pittori lo fece commuovere, intenerire, appassionare.
Da questa pianura ci fu il sanguinoso inizio della luce della democrazia.
Oh, come vorrei che queste povere, piccole, inadeguate parole scritte facessero provare a chi le legge un sentimento, un emozione: palpitare l’anima, vibrare il cuore, aprire la mente.
Cos’ha fatto, se non questo, da sempre questa incomparabile città? Un sospiro d’amore, un sospiro d’odio: l’estasi, la dannazione, il tormento, la felicità da far svenire; tutte queste emozioni sono state provate da tante persone, in ogni tempo; passando a Saint Germane dè Près, sembra di risentire la voce arrochita e sensuale di Juliette Grèco, in una delle tanti notte passate a cantare nelle “caves”.
Il mio sembra, e lo è, uno scritto lungo, caotico, confuso: ma non lo sono sempre le vere, autentiche dichiarazioni d’amore?
Luce di divertimento: quella che si intravede negli occhi di uno “chef” dell’Atelier di Robuchon mentre mi dice che il loro locale è una piccola trattoria.
Un clochard litiga con una compagna di sventura per un riparo per la notte, parla tra sé e sé: ricorda il passato, mentre dal presente è escluso e il futuro è così precario!
La luce è scomparsa dagli occhi di una donna troppo truccata mentre mi invita a visitare un locale a luci rosse di Place Pigalle: è rimasto solo la vendita del corpo, mentre l’anima è smarrita…
Victor Hugo non c’è più, non può parlarci dei misteri di Parigi: da quando, ancora studente, leggevo affascinato “Rocambole” è passato tanto tempo ed adesso il “mètro” serve solo a smistare gente…
Luce di disappunto quanto siamo sulla via del ritorno, di sollievo quando rivedo la Laguna e Venezia: la Città d’Acqua.
Luce e acqua: due elementi essenziali, due Città.
Due piaceri…
(giugno 2006)
Blu52