Raccolta di tutti gli scritti di Blu52

Dubbi, consigli, attrezzi & c

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Messaggioda panini e focacce » 19 apr 2007, 17:20

Gio Feb 01, 2007
...La balalta dei vecchi vigneti...

Dal fondo della mia terrazza proviene un filo di musica: si sente la voce scarna, ruvida, dolente di Woody Guthrie e le note della sua chitarra, quelle che ispirarono anche il menestrello di Duluth…
Siamo nell’ultimo lembo della Valsugana, dove una volta passava il vecchio confine austro-ungarico. Osservo in lontananza il corso del nostro fiume, la Brenta: ha ancora tanta acqua, frutto delle nevi che si sciolgono nelle vette a nord.
Si vedono, sullo sfondo dell’argine, una lunga fila di figure in movimento: il popolo dei “bikers”. Guardano la pista ciclabile, le leve del cambio: non vedono altro attorno a loro.
Per esempio, qualche vigneto di clinto: un vino a bassissima gradazione, dal sapore di fragola. Abbandonando il corso del fiume e andando verso il centro della valle si può vedere ancora qualche casa vecchia che, sul davanti, ha una pergola di “vin bacò”, un vino dal colore e dal sapore molto intenso.
Adesso gli ultimi raggi di sole illuminano i resti dei vecchi vigneti coltivati in pendenza che una volta davano un vino bianco indimenticabile. Del resto, buon sangue non mente: la conformazione geologica è la stessa delle colline di Reims, dove nacque un mito dell’enologia…
Fra i filari cresceva un tipo particolare di pesca dalla polpa bianca: coperta da una leggera peluria, spandeva attorno alla cucina un profumo inconfondibile e, mangiandola, si provava il vero piacere del gusto.
Il sole risale la parete rocciosa opposta: oltre ci sono i misteri, i silenzi della catena del Lagorai, i “monti dei pastori”.
I solchi degli aerei tagliano l’azzurro cangiante del cielo, i profili dei monti sfumano.
La Valle piomba nel buio: la ballata è finita…

(…maggio 2006…)

Blu52
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Messaggioda panini e focacce » 19 apr 2007, 17:21

Mer Gen 31, 2007
...Quei cento metri mai percorsi...

La moglie che chiede aiuto, la telefonata al 118, l'attraversamento del centro storico: mancano cento metri al pronto soccorso.
La richiesta alla guardiola, il rifiuto di uscire: l'attesa dell'ambulanza che ha sbagliato percorso.
Ventotto minuti sono lunghi: come si riempiranno? Qualche gruppo a passeggio, cellulari in azione, caffè conditi da qualche "poveretto", qualcuno anche coniugato al femminile per la "par condicio"?
Arriva il soccorso: ma il paziende è deceduto.
Resta la vedova shoccata col figlio, il pullmann riparte verso la sua meta: Riviera di Ponente?
Al mare c'è il sole: cosa ci sarà di menù stasera a cena?
Tarallucci e vino è improbabile per la latitudine troppo alta: facciamo pesce spada e pigato?


Sab Gen 27, 2007
...rose rosse per te...

Inizia giovanissimo a fare mille mestieri nella Città del Golfo: ma, pian piano, riesce a farsi notare con la sua voce molto bella.
Vent’anni, già bello e famoso: le “groupies” nostrane lo assediano.
Qualche ora d’amore rubata al sonno e al lavoro, fra un trasferimento da una città all’altra: e magari qualche dimenticanza pratica nella frenesia dell’”attimo fuggente”.
I rotocalchi dell’epoca parlano di richiesta di riconoscimento della paternità e la solita trafila fatta di istanze e carte bollate nelle maglie della giustizia italiana per arrivare alla prova certa, il confronto del DNA.
La sua carriera è in continua ascesa nel mondo dello spettacolo: canzoni, film, programmi in tv, teatro: si presume che in parallelo vada anche la maturazione umana.
Non lo sappiamo, come non sapremo mai l’umiliazione psicologica che affronta una donna in questi casi e i complessi che verranno alla figlia per queste vicende: miserie morali e esistenziali.
Ma il piccolo schermo è il terminale di tutte le storie a lieto fine. Forse fra un copione di film e una canzone, una battuta sul palcoscenico del teatro si è fatta strada all’improvviso una piccola parola: “papà!”.
Il suo significato, il suo valore: se fosse vero, la battuta “meglio tardi che mai” è d’obbligo.
Il presentatore è il sacerdote: sembra un battesimo anche se la “bambina” è un po’ cresciuta: 36 anni non sono pochi.
C’è perfino la commozione in diretta, cosa si vuole di più? Le labbra che tremano, il ciglio umido: naturalmente anni di film e di teatro aiutano molto in questi casi...
Questa stufa riscalda troppo: esco nella terrazza a respirare un po’ d’aria frizzante che viene dalle nevi d'alta quota.

Blu52
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Messaggioda panini e focacce » 19 apr 2007, 17:21

Ven Gen 26, 2007
...taglio all'umberta...

Feltre, primo mattino di un freddo gennaio: mentre rifletto sulla saggezza dei proverbi (“Se vuoi patir le pene dell’Inferno, Trento d’istà e Feltre d’inverno”) decido da fermarmi dal barbiere.
E’ una piccola bottega, in centro: entro mentre lui sta tagliando i capelli ad un Reverendo. Saluto e mi siedo: arredamento spartano, minimalista.
Il Don Abbondio ha finito, paga (3 euro, ci sarà un occhio di riguardo per il clero suppongo) e mi saluta a sua volta, guardandomi con un misto di curiosità e compatimento.
Mi accomodo sulla poltrona (anche questa molto spartana…) e chiedo se taglia anche la barba. Mi risponde scandalizzato di no: ma non solo, niente anche eventuale shampoo e frizione. Taglio e basta!
I barbieri non ci sono più, mi informa, ma solo parrucchieri: reprimendo la tentazione di chiedergli un taglio alla Beckam mi metto d’accordo su un taglio corto, classico.
Chiudo gli occhi per concentrarmi sui miei pensieri e non annoiarmi nell’attesa: sento un ronzio strano che non sento da molto, molto tempo.
Li spalanco allarmati: niente paura, è solo una macchinetta a mano. Questo cic-cic mi sovviene adesso: risale a quando la crosta terrestre doveva ancora solidificarsi. Vale a dire: C.A.R. (Centro Addestramento Reclute per spiegare al gentil sesso) di Cuneo.
Nella città del Vesuvio sono più espliciti: tosacani…
Li rinchiudo prontamente, in preda al panico. Gli occhi intendo: ma ormai siamo in ballo. Dopo un po’ di tempo, prendo coraggio e faccio un po’ di conversazione parlando del più (il sottoscritto) e del meno (lui, è un barbiere atipico, molto taciturno).
Così vengo a sapere che quest’anno va in pensione dopo 56 anni di onorato servizio: prima c’era suo padre che ne aveva trascorsi 30 in questo locale (ecco da dove arriva la poltrona e tutto il resto, eredità paterna…).
Siamo alla fine, pago (13 euro, c’è un occhio attento al costo della vita); entro in un piccolo bar vicino, apro con le mani tremanti il quotidiano del posto (vivo all’incrocio di tre Province e stamani è il Corriere delle Alpi, tutto sulle località delle Dolomiti Bellunesi e dintorni).
Per essere in sintonia col negozio del “parrucchiere” vicino, dovrebbe avere un cambio di cavalli ed una frasca con un bancone di legno e mescita di vino (rosso) ma , per mia fortuna, è un locale confortevole, luminoso. La Signora è molto elegante, raffinata, direi anzi sofisticata: il marito, invece, ha l’aspetto di uno appena reduce da una conferenza notturna con Mauro Corona all’”Osteria del Gallo Cedrone”.
Mi avvicino alla cassa e , pagando, mi guardo allo specchio: peggio di quanto potessi immaginare. Ho una specie di banana alla sommità, oppure quel tipo di ciuffo alla Mohicana con sfumatura alta che , stranamente (corsi e ricorsi), è tornato di moda fra i giovani.
Provo un misto di sentimenti, ma alla fine prevale l’ammirazione per la coerenza personale di questi due degni rappresentanti di “Figaro”… “Chapeau!”, esclamerebbero ammirati i nostri cugini transalpini.
Hanno resistito alle mode, padre e figlio intendo, alle varie epoche politiche, alle contestazioni studentesche, alle numerose sirene che parlavano di “globalizzazione”, “corsi di aggiornamento”, “tagli alla moda” e meriterebbero il rispetto, per il loro attaccamento alla tradizione; perfino dagli inglesi che ne sono i gelosi custodi e cultori.
Signori, ottantasei anni ed un solo taglio: quello del titolo, appunto…
Da una delle più belle cittadine murate del Veneto, un caro saluto dal Vostro vecchio, stanco (e rapato…speriamo che ricrescano in fretta!) scriba.
Feltre, 10 gennaio dell’Anno Domini 2006

Blu52
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Messaggioda panini e focacce » 19 apr 2007, 17:22

Mar Gen 23, 2007
...parrucchiere unisex...

Due occhiate furtive, destra e sinistra, e poi entro: nella tana dell’orso.
Il mio barbiere abituale è in ferie e quindi ho saltato il fosso: parrucchiere unisex.
Ho dovuto prenotare, molte domande per questa fase: che servizi desidero in particolare (?) e con che mezzi: rasoio o forbice oppure entrambe, etc…etc…
Entro, mi viene incontro Ivano, mi dà la mano: sorriso professionale, voce impostata, mi conduce su una poltrona mentre da sotto un casco gli occhi di una signora mi guardano severi.
Intorno a lui volteggia uno stormo di ragazze, ognuna con un suo compito preciso: la più “anziana” ha 26 anni, si chiama Francesca e finisce la mia “schedatura” al computer mentre la più piccola, sedicenne, porta riviste, asciugamani ed altro.
Non sapevo che il capello avesse tutte queste esigenze: va rinforzato, plasmato, deve acquistare forza, vigore, lucentezza: poi c’è l’effetto “brush” (da non confondere col pasto anglosassone a metà fra la colazione e il pranzo).
Shampoo speciale, poi una crema particolare: l’ordinario è bandito. Respingo l’offerta di tinte da scegliere fra una gamma infinita: adesso il figaro si avvicina con due forbici e inizia a mulinarle a grande velocità, intorno alla mia testa, come il protagonista di un film.
Ancora shampoo per eliminare i residui dei capelli: il rumore dei phon è impressionante, mi manca il chiacchiericcio della sala del barbiere, del resto qui non ci sono neanche sedie per l’attesa.
Le cose vanno per le lunghe: mi scuso e mi allontano discretamente un paio di volte per annullare altrettanti appuntamenti.
Sono allo stremo, non riesco a rifiutare l’offerta di una serie di fiale per “rivitalizzare” il cuoio capelluto nei cambiamenti di stagione: il fatto che manchino due mesi all’inizio della primavera sembra un particolare insignificante.
Ho impiegato il triplo del mio tempo abituale: e dal barbiere mi facevo fare pure la barba: in compenso ho pagato il quintuplo.
Esco da questo “loft” ricavato da un pezzo dell’Antica Manifattura di Tabacchi di Feltre: mi infilo alla svelta nell’abitacolo dell’auto prima che l’aria frizzante del torrente inizi a “rivitalizzarmi” e “fortificarmi” ancora una volta i capelli…
Per questa volta, basta così!

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Messaggioda panini e focacce » 19 apr 2007, 17:22

Lun Gen 22, 2007
...L'Osteria del Tempo Perduto...

Un bianco piazzale a fianco della vecchia statale, due scalette in muratura che convergono su un poggiolo: una porta, un piccolo atrio..
Entriamo dentro: ci sono due tavolini in legno, un raggio di sole disegna una striscia luminosa in mezzo al soggiorno che si intravede alla fine del corridoio.
Sul bancone, in un vaso a lato del registratore di cassa, fiori freschi a seconda delle stagioni: bucanevi, viole, rose, ciclamini…
Olga non esce più dalla sua cucina col suo sorriso dolce e sereno: la malattia e la vecchiaia esigono sempre il loro tributo, prima o poi.
Ma risponde al saluto mentre un gatto, appisolato sulla sedia d’angolo del corridoio, non alza neanche la testa.
Fuori il mondo corre a ritmi sempre più veloci, creando stress e ansia: qui il tempo sembra cristallizzato.
Dietro scorre un rio, le cui acque sgorgano dal cuore delle Dolomiti: quando fa freddo il vapore acqueo lo nasconde alla vista.
Piccola osteria di campagna: qui si ritrova, anche se solo per poco, la magia e l’incanto di un ritmo ormai sconosciuto.
Questo luogo nasconde un piccolo segreto: il tempo di una volta.
Quello perduto per sempre…

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Messaggioda panini e focacce » 19 apr 2007, 17:23

Lun Gen 15, 2007
...Manifesto del contadino impazzito...

Amate pure il guadagno facile,
l’aumento annuale di stipendio, le ferie pagate.
Chiedete più cose prefabbricate,
abbiate paura di conoscere i vostri prossimi e di morire.
Quando vi vorranno fare pagare qualche cosa
vi chiameranno.

Ma tu, amico
ogni giorno fai qualche cosa che non può essere misurata.
Ama la vita, ama la terra.
Conta su quello che hai e resta povero.
Ama chi non se lo merita.
Non ti fidare del governo, di nessun governo
E abbraccia gli esseri umani;
nel tuo rapporto con ognuno di loro
riponi la tua speranza politica.

Approva nella natura quello che non capisci
perché ciò che l’uomo non ha compreso non ha distrutto.
Fai quelle domande che non hanno risposta…
Investi nel millennio…pianta sequoie.
Sostieni che il tuo raccolto principale è
la foresta che non hai seminato
e che non vivrai per raccogliere.
Poni la tua fiducia nei cinque centimetri di humus
Che crescono sotto gli alberi ogni mille anni.

Finchè la donna non ha molto potere
dai retta alle donne più che all’uomo.
Domandati se quello che fai
potrà soddisfare la donna che è contenta di avere un bambino.
Domadati se quello che fai
disturberà il sonno della donna vicino a partorire.
Vai col tuo amore nei campi.
Riposati all’ombra.

Quando vedi i generali, i politicanti che
riescono a prevedere i movimenti del tuo pensiero,
abbandonalo.
Lascialo come un segnale della falsa pista,
quella che non hai preso.
Fai come la volpe, lascia molte più tracce del necessario,
diverse, nella direzione sbagliata.
Pratica la resurrezione.

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Messaggioda panini e focacce » 19 apr 2007, 17:24

Sab Gen 13, 2007
...quel documento...

La sua civiltà, quella che l’aveva visto nascere e crescere non esisteva più. Una civiltà secolare, dai ritmi che sembravano immutabili come le stagioni: ma i primi erano cambiati profondamente così come le seconde.
Era gennaio però i prati rimanevano verdi e brillanti come in primavera: anche il clima inviava messaggi che facevano venire pensieri intrisi d’ansia e inquietudine, venati di tristezza.
La società, così come il clima, appariva malata: sui giornali si moltiplicavano i fatti di cronaca nera da cui traspariva una crudeltà senza limiti e senza spiegazioni.
E la politica, la politica non riusciva più a dare risposte alle istanze della gente, ad infiammare gli animi dei giovani, a fornire speranze e ideali.
La terra che per tutta la vita aveva coltivato con tanto amore e passione veniva ora violata, sfruttata industrialmente e incominciava a diventare sempre più arida e assetata.
Così lui prese la vecchia stilografica e con la sua scrittura d’altri tempi, la “bella calligrafia” di una volta, iniziò a comporre il suo scritto.
Un messaggio paradossale e nello stesso tempo profondo, struggente e doloroso; di chi è consapevole che non si può più tornare indietro ma che pure vede che nessuno sa come andare avanti con consapevolezza e capacità.
Era stanco, anziano e gli sembrava di non sentire più niente: profumi e sapori dai prodotti del terreno, emozioni e sentimenti dall’umanità; così scrisse il suo testamento spirituale.
“Il Manifesto del Contadino impazzito”:

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Messaggioda panini e focacce » 19 apr 2007, 17:24

Mar Dic 26, 2006
...la collina della felicità...

Quasi due generazioni fa, studiavo a Trento: e, a volte, dovevo fermarmi anche il fine settimana.
Il pomeriggio della domenica era triste e solitario: allora, quando la nostalgia della mia valle e dei monti mi prendeva, uscivo dal condominio anonimo dove alloggiavo.
Salivo verso la collina di Trento, una collina fatata: la collina di Povo.
In trentino: Pòo. Dal latino “Pagus”: villaggio.
La Magnifica Comunità di Povo: sei villaggi adagiati sul colle di Sant’Agata, uno dei “tre denti della Tridentum”, come si vede in un ex voto pubblico datato 1796, fatto per il sollievo di essere scampati all’invasione dei soldati di Napoleone.
Più salivo e più cresceva il benessere, la felicità: entrando in questo luogo riparato dai venti del nord del Calisio e adagiato sulle pendici del Ceola e del Chegul dove il “profilo di Dante” mi sovrastava perfetto.
Il sole scendeva veloce dietro il Bondone e Trento veniva avvolta dal manto della sera: alzavo gli occhi e vedevo la magia degli ultimi raggi che illuminavano il Sommo Poeta: in mezzo il Passo del Cimarlo.
Un punto strategico che collegava da sempre il passaggio con la Valsugana. Tremila anni fa qui c’era una fiorente comunità abile nell’arte del bronzo; i Reti avevano un caposaldo che commerciava vino pregiato con gli Etruschi. I Romani avevano un importante presidio e un tempio dedicato alla dea Minerva.
I nobili dell’aristocrazia trentina trentina e tedesca risiedevano in questa località nelle loro splendide ville.
Queste cose ce le hanno tramandate Renzo Francescotti nelle sue “Storie dei sobborghi”; Michelangelo Mariani, lo storico del Concilio di Trento.
Il grano d’estate, l’uva in autunno: stormi di uccelli da passo e stanziali che facevano la gioia di ogni cacciatore. Granaio, cantina e dispensa: l’Arcadia era qui...
Nella Piazza Manci l’antica Comunità era autogovernata dalla “Carta delle Regole”: c’erano un’osteria e un’annoso gelso ricorda Aldo Gorfer nella sua guida. Il gelso: simbolo della fatica della donna nella bachicoltura. Fino a qualche anno fa era ancora un luogo dove incontrarsi davanti alla chiesa, esprimere un’appartenenza comune mentre adesso è diventato solamente un’anonimo passaggio di macchine.
Luogo magico di case ataviche, case contadine con i suoi “volti” , le sue “caneve”, i suoi tipici ballatoi di legno dove al sole d’autunno maturavano le pannocchie di grano, le fette di mele: le mitiche “persecche” dal dolce gusto inconfondibile.
Adesso colate di cemento uniscono i vari sobborghi: sparisce l’identità storica, culturale, artistica e sociale e il tutto viene sostituito da dormitori anonimi.
Il torrente a Salè (“il luogo dei salici”) ha visto sparire i vecchi mulini mentre dappertutto ci sono orrendi muri di contenimento: quelli a secco servivano a fare le “frate”, pezzetti di terra conquistati faticosamente all’altura al fine di coltivare la vite fin quasi sotto casa; lavoro faticoso, artigianale, artistico.
Verso il Colle Sant’Agata resiste faticosamente uno stupendo vigneto che si arrampica verso l’alto: ma fino a quando resisterà? C’è tristezza, intrisa a stanchezza e rassegnazione, pensando all’arretratezza culturale delle varie generazioni di politici che hanno condotto a questo scempio...
Sono bastati pochi decenni: mentre l’uomo è vissuto in questi posti sereno e felice fin dall’antichità.. L’avidità di denaro è stata, come sempre, il presupposto per tutti questi comportamenti scellerati che hanno anche alterato l’equilibrio idrogeologico della zona che era rimasto inalterato per secoli.
Il mantello nero della sera adesso stende un velo misericordioso su questa collina un tempo così bella, che ricordava paesaggi manzoniani: che dava felicità e serenità a quanti abitavano, a quelli come me che passeggiavano nei dintorni.
Adesso di queste emozioni si può solo cercare di tramandanre la dolcezza dei ricordi: un palliativo ben misero ma pur sempre un piccolo omaggio a questa collina.
La collina della felicità...

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Messaggioda panini e focacce » 19 apr 2007, 17:25

Dom Dic 24, 2006
...la Pausa: e l'Incontro...

L’albero era lì: in mezzo alla sala d'arrivo dei passeggeri dell’aeroporto Marco Polo di Venezia, immerso in una sinistra e sfolgorante luce blu.
Ho provato tristezza e dispiacere: in fondo era solo il 18 novembre...
E, ai primi del mese successivo, quelle lunghe file di autoveicoli diretti ai mercatini dei capoluoghi della mia Provincia. Perché, pensavo, quando ormai quasi nessuno sa dove prendere il legno, stagionarlo, intagliarlo?
Aspetterò la messa di mezzanotte: con il nostro parroco sempre più solo e stanco.
Il pranzo con i miei genitori: anziani ma, grazie al Signore, ancora in ottima salute.
Dopo lo scambio di saluti e auguri, uscirò nella mia terrazza.
Per assaporare la Pausa: nessun rumore dai boschi e dalle montagne; nessun movimento dalle strade del fondovalle.
E ci sarà l’Incontro: con i Natali del mio passato, con me stesso, con le persone che mi sono vicino e che mi amano e mi capiscono; e con quelle malate o, peggio, scomparse.
Il pensiero vola e si innalza verso tutti Voi: con l’augurio di una buona Pausa e un bel Incontro.
Che la bontà, la gioia e la serenità vincano su tutto: e nei confronti di tutti.
Sulla miseria, sulla tristezza: sulla malvagità; e sui venti di guerra...
Buon Natale!

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Messaggioda panini e focacce » 19 apr 2007, 17:25

Mar Dic 19, 2006
...la marcia del Maresciallo...

La Sinistra Piave cara a Buzzati…: il Comune di Mel si trova nella sommità di un colle, protetto e circondato dalla miriade delle sue piccole frazioni.
Sabato verso l’una la grande piazza è deserta: alle mie spalle l’imponente Duomo del ‘700 e davanti sullo sfondo la Locanda Storica: il “Cappello”.
Mura che trasudano storia: qui in una di queste sale si riunivano i Cavalieri di Malta, Vittorio Emanuele II ebbe uno storico incontro.
Arte: edificio del ‘600, al piano terra un grande affresco di Jacopo da Ponte , molto ambito anche dal Museo di Bassano del Grappa.
La cucina è semplice e, nello stesso tempo, complessa. Semplice anche se alcune materie prime sono costose e ricercate come la pernice scozzese o il tartufo bianco d’Alba; e complessa in alcune elaborazioni del ‘500 come la zuppa di piccione, che non possiamo considerare né un primo e neanche un secondo. In quell’epoca i piatti erano unici e abbondanti: per chi poteva permetterselo, naturalmente.
Liliana ci accoglie con piacere mentre Giovanni è alla festa di classe: il 1931, come mio padre. Più tardi verrà a trovarci, è sempre più curvo ma sprizza umanità e calore: i suoi occhi spesso hanno lampi di tristezza da quando venne a mancare sua figlia. “Piezzi o’ core” e allora, quando succede l’irreparabile, il cuore sanguinerà per sempre.
Sposta il peso sulla pianta dei piedi con abilità, piroettando per girarsi in un apparente precario equilibrio sulle ripide scale: l’alpinismo non si dimentica mai, neanche quando le ossa invecchiano e i muscoli si irrigidiscono, soprattutto se da giovane hai fatto il Cimon della Pala in invernale.
L’anatra al forno è buona ma allora perché sento anche un altro gusto? Gli addii hanno un sapore acre e loro, dopo decenni di lavoro intenso e appassionato, non ci saranno più l’anno prossimo.
Guardo il bar, osservo il cortile interno dov’erano ubicate le antiche scuderie: la piccola finestra in alto è quella della camera dove dormiva Radetscky, il braccio armato dell’Impero.
Il cielo è grigio, minaccia pioggia; il sole non sorride dalle nubi, non rischiara queste alture di una bellezza sottile e discreta.
Mi avvio verso il centro della piazza dove ci aspetta la nostra automobile: l’eco dei nostri passi sul selciato sembra riecheggiare quella celebre marcia…

(...dedicato a Biarob e alla sua frangia sbarazzina...)

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Messaggioda panini e focacce » 19 apr 2007, 17:26

Ven Dic 15, 2006
...La Sosta: l'aperitivo...

Anna è una bella cameriera cresciuta (abbastanza: sfiora il metro e ottanta…) al di là dell’Adriatico e lavora in un locale che ha un fascinoso passato ma, purtroppo, un mediocre presente; è situato nel seminterrato di un edificio del Centro Storico di un centro turistico della mia Valle.
L’antica Stube è scomparsa così come i vecchi tavoli in legno massiccio: adesso ci sono tanti scompartimenti in legno chiaro come delle stie per galline. Scelgo un tavolo vicino al muro con alle spalle la luce del sole che proviene dalla piccola finestra incastonata nelle mura massicce e protetta da spesse grate: sembra un carcere austro-ungarico e in effetti, a suo tempo, i locali potrebbero aver servito anche a questo…
Lei sii avvicina con un bel sorriso spontaneo informandomi che è troppo presto per il pranzo: rispondo che non importa, intanto do un’occhiata a “O bugiardo” come diceva De Filippo e prendo un calice di prosecco.
Il sorriso scompare ed assume un’aria contrita: mi risponde che non può. Abbasso il giornale lentamente, inarco un sopracciglio con aria interrogativa…
La spiegazione è questa: hanno la bottiglia, ma dovrebbero stapparla e poi non c’è consumo sufficiente fra i clienti per finirla. Altro sopracciglio inarcato: il prosecco è il vino più usato al mondo come aperitivo e fra poco ai mercatini natalizi di Levico Terme, località di turismo estivo e invernale, arriveranno eserciti di camper e pullman e quindi?
E quindi niente: mi guarda stranita…Azzardo il “droit de la bouteille” dei nostri cugini transalpini: spunta sulla fronte un grosso punto interrogativo. Allora spiego: compro la bottiglia e così finalmente potrò dare sfogo ai miei insopprimibili istinti da beone incallito.
Scompare in cucina: ritorna contrita e dichiara che non c’è niente da fare. Il titolare ha detto che non è un bar (ma questo “diritto” si applica al ristorante, o no?). La figura di Kafka aleggia sinistra ed allora vado a rinfrescarmi al bagno: forse non capisco io, c’è buona volontà e manca il buonsenso oppure latitano entrambi?
Torno indietro un po’ restaurato ma il cartello sul muro del locale mi colpisce a freddo ed è un colpo basso! Recita: “il titolare, con l’ausilio della Provincia Autonoma di Trento, ha frequentato un corso di alcune ore in merito al servizio in bar e in sala…e patatì patatà canterebbe il povero Jacques Brel. Il tocco artistico è in questa nota di “alcune ore”: quante saranno state…due o venti?
Torno a sedermi, ordino un caffè, pago ed esco all’aria frizzante che profuma di neve. Mi siedo sulla panca esterna: dalla grata della vecchia prigione imperiale provengono spezzoni di frasi…Cosa voleva quello? Hai visto che camicia da scemo? (…non è freddo e portavo ancora quella mia preferita di lino sotto un gilet: è reato? Ed allora Mughini alla televisione dovrebbero arrestarlo, o no?).
Mi alzo, mi vengono tutti gli acciacchi: mentre la farfalla colorata della mia regione, simbolo della sua “cultura turistica”, svolazza spensierata...

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Messaggioda panini e focacce » 19 apr 2007, 17:26

Gio Dic 14, 2006
...una spruzzata di cacao...

La dolce magia di Bassano del Grappa, il lento scorrere del fiume Brenta: il celebre “Ponte” è a un tiro di schioppo con all’interno la “Grapperia Nardini”, impresa familiare più che bicentenaria: il Centro Storico è a due passi.
E ancora: il Monte Grappa sullo sfondo e, all’orizzonte, l’inizio della mia Valle, la Valsugana.
Questo locale, “Il ristorante al Ponte”, con la Famiglia Strafella ha ritrovato un suo giusto equilibrio, una sua dimensione: l’ambiente minimalista è stato rallegrato con delle luci multicolori, al resto ci pensa la cucina leggera e sfiziosa che è premiata puntualmente anche dalle Guide ma, per me, il valore aggiunto di questo caldo e simpatico locale, la cui ospitalità ricorda l’origine pugliese dei gestori, è dato da una lieve spruzzata: una spruzzata di cacao…
Ma non una spruzzata qualunque…: questa è quella del magico e raro “Crollo” che, a seconda dell’abbinamento ad altri tipi di cacao, può creare diversi tipi di cioccolatini con vari ripieni. E la lista è lunga e deliziosa: grappa, caffè, distillati di frutta, spezie, agrumi freschi o canditi.
C’è la materia prima di qualità, poi la passione di uno dei fratelli, Flavio, che è un rinomato “maitre chocolatier”. E quando si rinuncia alla facile scorciatoia della lecitina di soia, per stabilizzare il prodotto, allora durante la lavorazione del cioccolato detta “tempera” bisogna avere un’estrema sensibilità per modulare la temperatura di pochi decimi di grado, caso per caso.
Il risultato sono dei piccoli cioccolatini deliziosi che si sciolgono lentamente in bocca lasciando un retrogusto di vari sapori mai scontati ma sempre nuovi e diversi. Bisogna provarli: altrimenti come spiegare per iscritto il gusto del Sorbo degli Uccellatori, delle mele selvatiche, di albicocche ed amarene particolari? L’unica possibilità è imitare San Tommaso: provare, gustare, conoscere…
Il tutto nasce dalla passione, dalla ricerca, dalla sensibilità delle persone, da tanto tempo e fatica.
E da quella magica spruzzata…

Blu52
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Messaggioda panini e focacce » 19 apr 2007, 17:28

Lun Dic 11, 2006
Oggetto: ...l'invasione...

Raccolgo un pò di muschio per una anziana vicina appassionata di presepi: in lontananza sulla strada vedo la lunga, bianca colonna dei camper in marcia verso i mercatini della mia regione.
Mi riposo su un ramo di un grande abete, dopo aver preso un pò di vischio: adesso le forme in movimento sono più grandi e colorate e sicuramente sono dei pullmann.
Questo...questo esodo forzato mi fa venire in mente vari interrogativi ma le risposte sono incerte: e confuse...

Blu52
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Messaggioda panini e focacce » 20 apr 2007, 8:13

Ven Apr 20, 2007
...il mostro della palude...

...aargh....aargh...
Arriverà fra poco e se andrà col buio: lasciandomi distrutto.
Ha le bonarie sembianze del nostro Premier, ma non lasciatevi ingannare: è uno schiacciasassi.
Lui conosce la mia regola del 3: 3 ore per la vela, cavallo, chiacchiere e altre cose che vanno più sul privato.
Ma se ne infischia: accumula ritardi, fa il prezzemolino nei C.d.A, nei Collegi Sindacali, politica.
L'ultimo mio incubo notturno si era avverato qualche tempo fa: presidente di un migliaio e passa di maestri di sci (anche lui lo è, ma è un sacco di patate sulla neve, niente a fare con l'arte dello scivolamento del vecchio Jean Vuarnet).
La Serenissima ha tanti meriti: L'invenzione dei francobolli (non da leccare ma da mangiare), combinare tre gusti in modo armonioso nelle sarde in saor e poi...ha inventato anche quelle robacce: ragioneria, computisteria.
Così più di trent'anni af ero finito in banca, scappando a fatica: adesso sono qui a "amministrare", vale a dire prendere legnate per tutti.
Vedo quel gruppo di salici, c'è la canoa di Gelso 892424 e forse la prenderò a prestito: Valstagna, la sua corrente preziosa e poi Bassano.
Oppure andrei in montagna per asparagi e radicchi selvatici.
Oppure andrei a trovare Anna per gustare il suo succolento "Pollo di Bresse"...
Oppure: niente. Aspetterò: pensatemi, cosa ho fatto di male?
(graah...aargh....)
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Messaggioda panini e focacce » 23 apr 2007, 7:22

Lun Apr 23, 2007
Oggetto: ...montagne...

Auguro agli abitanti di questo Forum un buon inizio settimana con le parole di un giovane dedicate al Monte Pizzocco, una bella montagna alle porte del Grande Parco delle Dolomiti.

"La Natura, con la pioggia, il gelo, il vento ed il calore (i suoi attrezzi) ha creato un'opera d'arte meravigliosa.
Ogni giorno il Sole si siede sul Monte Pizzocco per godersi il panorama.
Ogni notte la Luna si sdraia sul Monte Pizzocco per addormentarsi con le delicate favole narrate dalle tante e gioiose Stelle.
D'inverno questa montagna viene ricoperta da un soffice strato di neve, che la rende deliziosa come un dolce: quando sorge l'alba si pittura con delle sfumature inimitabili da nessun pittore e quando entra di scena il tramonto, la sua mantella si tinge di un colore ardente, da noi sconosciuto.
Mentre le campane, a mezzogiorno, cantano gioiosamente, sulla cima del Monte Pizzocco esplode una fiamma: il luccicio di una croce, segno di pace, amore...VITA!"

(Marco Crepaz)
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Messaggioda panini e focacce » 24 apr 2007, 7:10

Mar Apr 24, 2007
...quell'orchestra...

Nessuna prenotazione nè, ancor meno, coda alle biglietterie.
Alla notte, la terrazza di casa è il mio palco riservato: il titolo dell'opera è "uccelli notturni".
Poi c'è il cambio d'orchestra: il direttore fa fare l'ultimo bis.
Schiarisce: ma la musica è sempre nell'aria, ti rallegra il cuore.
I grandi, piccoli, commoventi e solitari solisti: l'allodola e l'usignolo.
Fra poco aspetterò il canto del cuculo: si rifrangerà sulle rocce, accarezzerà le cortecce malate che segnano la fine dei grandi abeti rossi e pini, arriverà fino alle sorgenti in secca, all'orizzonte delle ultime macchie di neve in quota.
Mi seguirà a cavallo nel folto del bosco, romperà il silenzio al centro del grande Lago e mi farà compagnia in barca: dopo la pioggia riprenderà timidamente, mi rallegrerà lo spirito assieme alla fioritura delle rose.
L'urogallo nella stagione degli amori abbandona il suo spirito solitario: il suo palco di solito è un piccolo prato in mezzo a larici e abeti, a metà costa della montagna.
Ascoltare il suo canto è un'esperienza mistica: le sue tre caratteristiche strofe, alla terza diventerà cieco.
Questa grande orchestrà che si rinnova sempre, i cui componenti nascono e muoiono purtroppo così spesso, affrontando mille avversità e a volte migliaia di miglia in volo.
A volte, a seconda della stagione, solitari e scontrosi oppure splendidi esternatori e invasivi nella natura in fiore: così fragili, così belli!
Questa orchestra della natura, dal canto libero e variegato mi sorprende sempre, mi emoziona.
Mi commuove.

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Messaggioda panini e focacce » 24 apr 2007, 10:41

Mar Apr 24, 2007
...profumo di caffè...

Da dove partire? Dalla sua origine, leggendaria e controversa, che si perde notte dei tempi?
Dai detti popolari: bollente, silente, sedente?
E come la mettiamo con le condizioni: la composizione del terreno, esposizione al sole, latitudine?
Il “Glamour” è il fascino particolare che ogni donna ha (o dovrebbe avere…): un mix indefinito e indefinibile di grazia, bellezza e stile di vita.
Il “Flavour”: è la magia del caffè, la combinazione di aroma e profumo.
In grani o, per comodità, macinato? E la miscela, che deve conciliare il gusto, l’economia di scala e altre cose, come sarà? Accompagnarlo con chi? E perché? Forse per nascondere qualcos’altro?
La torrefazione, altre cose : sfumiamo…
E i caffè?
Quelli veri, anima delle città, cenacolo di artisti, fucina di idee sono scomparsi da tanto tempo: alcuni resistono solo per accontentare un turismo sempre più frettoloso e distratto.
Perché? Per vari motivi, come quelli che hanno determinato la scomparsa dei dinosauri: il loro tempo era finito, mancanza di spazi e altri ritmi.
Al posto di pesanti e discreti tendaggi che lasciavano intravedere comode poltrone sistemate attorno a ampi tavoli tondi adesso ci sono dappertutto trespoli di plastica e piccole superfici anodizzate.
Ma i risultati erano intonati all’ambiente: rinfreschi preparati con arte, dedizione e competenza che stridono con l’attuale “catering” industrializzato e asettico.
Il locale di Ivano è un’oasi: e la sua conversazione un ristoro per lo spirito. Mi parla della passione della sua vita: il caffè: E del Signor Scaramoncin , l’inventore della meringa, scomparso da pochi giorni in età avanzata.
Verso la fine degli anni ’70 lavorava al bar Breda e preparava le paste da inviare alla Signora Zita nel suo Caffè di Borgo Valsugana: prima corsa della corriera di linea, quasi sessanta chilometri, per offrire un servizio che era un dovere e un piacere al tempo stesso.
Lo scorso anno l’avevo rivista di sfuggita, i primi giorni che gestiva il negozio la nipote: è stata un’emozione, mi sono rivisto giovane ; le ho fatto pervenire uno scritto come omaggio, penso l’abbia gradito.
Queste parole mi ricordano la Bassano del Grappa che non c’è più: l’anima del suo centro è stata sostituita da altre attività a più alta enumerazione ma con meno umanità.
L’amore per le cose, le persone, l’atmosfera dei caffè, il loro profumo è tutto dissolto in una fatua “immagine”, in una piccola “fiera delle vanità” di provincia.
Locali storici che spacciano intrugli per aperitivi particolari, birre lager per bionde alla spina: camerieri che fanno più danni che servizi, bariste discinte e annoiate che sognano il Gf..
Ma rimane sempre lui, al di là e nonostante tutto: nella mente e nel cuore, quando non riesce a recepirlo interamente il Re dei Sensi, : il gusto.
Amore e passione che generano un unico inconfondibile profumo: quello del caffè…

(…per Ivano…12 aprile 2007)

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Messaggioda panini e focacce » 24 apr 2007, 16:32

Mar Apr 24, 2007
...veleni e antidoti...

Prima mattina: bar moderno in centro a Rovereto.
Una profusione di quelle cose gommose e allungabili con dentro mille gusti dolciastri.
Solito squallido paesaggio: trespoli di plastica con tondini anodizzati che ti negano il piacere di una scorsa al giornale.
Cuoricino sul caffè ma miscela pessima: un sorso e un boccone e poi vado alla cassa a pagare.
Scontrino, saluti e poi l'emula di Twiggy ("Swinging London" anni '60, per la tribù più giovane) mi porge un cartoncino con una conferenza sull'obesità e diete a cura di una dottoressa .
Quest'ultima dev'essere una fine psicologa: non sta nelle retrovie, nella zona della Croce Rossa, ma i feriti va a coglierli ancora freschi sul campo di battaglia...

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Messaggioda panini e focacce » 26 apr 2007, 10:52

Gio Apr 26, 2007
...polvere di stelle...

Osservavo ieri il viso di Cruyuff su "O Bugiardo", come chiamava Peppino De Filippo il giornale: compiva sessant'anni, e li dimostrava tutti col viso incavato e scavato dalle rughe.
Sembra ieri: e sono già passati 33 anni!
Il giorno della finale era un caldo pomeriggio di luglio: il 7 (compleanno del mese, direbbe Jola) 1974.
Il colle di Tenna separa il Lago di Caldonazzo da quello di Levico.
In quelli anni erano molto frequentati all'estate dai tedeschi in prevalenza il primo , dagli olandesi il secondo.
L'albergo aveva una vasta sala: i due gruppi erano disposti ordinatamente sulle sedie lungo due file ordinate separate da un corridoio (il vecchio padrone del locale era anche una vecchia volpe della politica).
Entrai e ne misi una in prima fila in mezzo ai due schieramenti: mi sentivo un pò a disagio, ma poi cominciò la partita e tutti si dedicarono a seguire lo svolgimento del gioco.
Quello potente e ordinato della squadra germanica, che rifletteva anche una loro filosofia di vita. Beckenbauer che giocava, con la sua abituale eleganza, col braccio fasciato al collo: il "calcio totale" degli "orange", pazzo e dispendioso.
Prima della fine mi allontanai e andai sotto la veranda. Più tardi vidi uscire gli olandesi mogi: capìì che non era stato sufficiente il genio del grande Johann...

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Messaggioda panini e focacce » 22 mag 2007, 6:46

Mar Mag 22, 2007
Oggetto: ...chi ci ha rubato il nostro tempo?...

...e quando è successo? Dove, come, quando: e perchè?
E, soprattutto, cosa ne abbiamo avuto in cambio?
Fretta, stress, ansie di vario genere?
Il tempo per stare vicino ai nostri cari.
Quello per coltivare le nostre amicizie.
Il tempo per avere un pensiero particolare per Rossella.
Rassicurare Lisa: ringraziare Ty.
Il tempo per cercare di esprimere le nostre sensazioni.
Provare a creare emozioni.
Il tempo per trovarsi a pranzo con una persona a noi cara.
E cercare di ritrovare l'armonia con la natura.
Coltivare i nostri hobby, poter leggere quel libro.
Il tempo per salutare le amiche e gli amici del Forum.
Tel, cellulare, fax, sms, mms: Rino Gaetano, ci manchi tanto!
Siamo sempre e comunque connessi: ma comunichiamo sempre meno.
Un caro saluto.

Bruno
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