da panini e focacce » 19 apr 2007, 17:21
Ven Gen 26, 2007
...taglio all'umberta...
Feltre, primo mattino di un freddo gennaio: mentre rifletto sulla saggezza dei proverbi (“Se vuoi patir le pene dell’Inferno, Trento d’istà e Feltre d’inverno”) decido da fermarmi dal barbiere.
E’ una piccola bottega, in centro: entro mentre lui sta tagliando i capelli ad un Reverendo. Saluto e mi siedo: arredamento spartano, minimalista.
Il Don Abbondio ha finito, paga (3 euro, ci sarà un occhio di riguardo per il clero suppongo) e mi saluta a sua volta, guardandomi con un misto di curiosità e compatimento.
Mi accomodo sulla poltrona (anche questa molto spartana…) e chiedo se taglia anche la barba. Mi risponde scandalizzato di no: ma non solo, niente anche eventuale shampoo e frizione. Taglio e basta!
I barbieri non ci sono più, mi informa, ma solo parrucchieri: reprimendo la tentazione di chiedergli un taglio alla Beckam mi metto d’accordo su un taglio corto, classico.
Chiudo gli occhi per concentrarmi sui miei pensieri e non annoiarmi nell’attesa: sento un ronzio strano che non sento da molto, molto tempo.
Li spalanco allarmati: niente paura, è solo una macchinetta a mano. Questo cic-cic mi sovviene adesso: risale a quando la crosta terrestre doveva ancora solidificarsi. Vale a dire: C.A.R. (Centro Addestramento Reclute per spiegare al gentil sesso) di Cuneo.
Nella città del Vesuvio sono più espliciti: tosacani…
Li rinchiudo prontamente, in preda al panico. Gli occhi intendo: ma ormai siamo in ballo. Dopo un po’ di tempo, prendo coraggio e faccio un po’ di conversazione parlando del più (il sottoscritto) e del meno (lui, è un barbiere atipico, molto taciturno).
Così vengo a sapere che quest’anno va in pensione dopo 56 anni di onorato servizio: prima c’era suo padre che ne aveva trascorsi 30 in questo locale (ecco da dove arriva la poltrona e tutto il resto, eredità paterna…).
Siamo alla fine, pago (13 euro, c’è un occhio attento al costo della vita); entro in un piccolo bar vicino, apro con le mani tremanti il quotidiano del posto (vivo all’incrocio di tre Province e stamani è il Corriere delle Alpi, tutto sulle località delle Dolomiti Bellunesi e dintorni).
Per essere in sintonia col negozio del “parrucchiere” vicino, dovrebbe avere un cambio di cavalli ed una frasca con un bancone di legno e mescita di vino (rosso) ma , per mia fortuna, è un locale confortevole, luminoso. La Signora è molto elegante, raffinata, direi anzi sofisticata: il marito, invece, ha l’aspetto di uno appena reduce da una conferenza notturna con Mauro Corona all’”Osteria del Gallo Cedrone”.
Mi avvicino alla cassa e , pagando, mi guardo allo specchio: peggio di quanto potessi immaginare. Ho una specie di banana alla sommità, oppure quel tipo di ciuffo alla Mohicana con sfumatura alta che , stranamente (corsi e ricorsi), è tornato di moda fra i giovani.
Provo un misto di sentimenti, ma alla fine prevale l’ammirazione per la coerenza personale di questi due degni rappresentanti di “Figaro”… “Chapeau!”, esclamerebbero ammirati i nostri cugini transalpini.
Hanno resistito alle mode, padre e figlio intendo, alle varie epoche politiche, alle contestazioni studentesche, alle numerose sirene che parlavano di “globalizzazione”, “corsi di aggiornamento”, “tagli alla moda” e meriterebbero il rispetto, per il loro attaccamento alla tradizione; perfino dagli inglesi che ne sono i gelosi custodi e cultori.
Signori, ottantasei anni ed un solo taglio: quello del titolo, appunto…
Da una delle più belle cittadine murate del Veneto, un caro saluto dal Vostro vecchio, stanco (e rapato…speriamo che ricrescano in fretta!) scriba.
Feltre, 10 gennaio dell’Anno Domini 2006
Blu52